Il cammino degli eletti – Decimus, romanzo d’esordio di
Ilina Sancineti, appare nelle vesti di uno scritto coinvolgente, in cui si
miscelano temi estremamente diversi tra loro ma che, in maniera sapiente,
creano quel giusto contesto in grado di rendere scorrevole la lettura e
particolarmente gradevole la narrazione.
Le vicende raccontate dall’autrice sembrano farsi beffa del
tempo: Medioevo e modernità si intrecciano attraverso una storia che parte dal
concetto di immortalità, si spalma lungo un millennio e si condensa nel breve
lasso di tempo dei primi dieci giorni di novembre del 2018.
Ma, se il tempo è relativo, lo spazio non è da meno: nel
romanzo della Sancineti tanto gli scenari geografici quanto quelli dell’anima
mutano repentinamente e grandi distanze vengono percorse con il potere del
ricordo o quello della magia, tematica rilevante su cui ci soffermeremo tra
poco.
La mancanza di punti fissi rende la narrazione policentrica
ma, con accortezza, l’autrice distribuisce tra le pagine alcune tematiche che
fanno da sicura bussola per il lettore e ne saziano il suo naturale bisogno di ordine
e di comprensione.
Il primo di questi temi è il contrasto costante tra la luce
e il buio, con tutte le implicazioni reali e simboliche che tale dicotomia
porta con sé. Il chiarore diventa vita, calore, sentimento positivo – da
notare, in proposito, il riferimento duplice, nei capitoli iniziali e finali
della narrazione, alla santa martire Lucia −, mentre le tenebre nascondono
oppressione, paure e tutto ciò che sfugge alla limitata ma importante
razionalità umana. Questi ritratti chiaroscurali, di marca quasi caravaggesca,
costellano molte pagine del romanzo della Sancineti e rendono visibile, e
dunque sensibile, la vera lotta che si consuma tanto nei fatti narrati quanto
nella vita quotidiana: quella tra il Bene e il Male.
L’altro tema rilevante è l’amore. Il più nobile dei
sentimenti è declinato dall’autrice in tutte le sue molteplici sfaccettature:
dall’affetto familiare che vincola teneramente il vecchio nonno Antonio alla giovane
nipote Laura, all’irresistibile attrazione tra quest’ultima e Layamon, passando
per il legame cavalleresco che, al di là dei secoli, unisce Logan alla sua
evanescente Phillis.
Tuttavia, se il sentimento amoroso pervade e santifica le
esistenze di alcuni personaggi, anche l’odio si ritaglia il proprio spazio
nella narrazione e assume le forme della vendetta che, attraverso i millenni e
le generazioni umane, cerca di consumare la sua macabra esistenza con il
compimento di una oscura maledizione.
La magia, a cui si accennava in precedenza, è una delle
tematiche centrali del libro della Sancineti e coinvolge uomini insospettabili
come l’inquisitore Achille Portos e il suo lontanissimo discendente padre Grey.
Gli incantesimi sconvolgono le vite di due innocenti soldati (i già citati
Logan e Layamon) che, puniti per la loro curiositas, si ritrovano − dopo mille
anni − a lottare strenuamente per la salvezza delle proprie anime in un tempo
che non è il loro e con un corpo marchiato dalle cicatrici derivanti da
indicibili sofferenze.
Il cammino degli eletti - Decimus di Ilina Sancineti |
Un’analisi attenta dello scritto della Sancineti ci consente
di notare l’assoluta preminenza del ruolo della parola. Essa, come nella
creazione raccontata dalla Genesi, ha il potere di dare la vita e la libertà,
ma un intento malvagio la può trasformare in strumento di tormento e di morte,
come nel caso del maleficio a cui sono sottoposti i due protagonisti.
Tuttavia, paradossalmente, il male legato alle parole si
combatte con un antidoto formato da altre parole, custodite gelosamente in due
libri – chiamati rispettivamente Vires e Maleficium – che costituiscono l’unico
strumento in grado di liberare la coppia di malcapitati dal perfido sortilegio.
Ilina Sancineti ci offre, pertanto, una mistione di eventi
guidati dalla concezione secondo cui generosità e malvagità non possono essere
mai assolutizzate ma possiedono, al loro interno, una minima ma significativa
particella del loro opposto. Ne è un esempio tangibile il personaggio di Rufus,
la Sentinella Bianca, un povero contadino divenuto vittima accidentale del
maleficio, costretto a servire brutalmente il potere delle tenebre, ma con in
cuore il ricordo degli affetti più cari: non a caso, nel momento in cui il suo
corpo sarà distrutto, accanto alle ceneri e ai sogni infranti rimarrà, quasi
nostalgicamente, un piccolo ciondolo d’argento con incisi i nomi di una donna e
di un bambino.
Il cammino degli eletti - Decimus è popolato di creature
oltremondane, a volte mostruose, guidate da istinti animaleschi e costrette a interagire
con uomini appartenenti ad un’altra epoca, ma che conoscono appieno l’importanza
e l’immortalità dei sentimenti e subiscono, quasi stoicamente, l’agghiacciante
necessità delle scelte. Logan e Layamon si ritrovano dinanzi alla realtà dopo
aver affrontato prove dolorosissime e battaglie fisiche e spirituali ma, al
netto di tutte le loro avventure, vengono condotti dinanzi al più terrificante
dei dilemmi: rinunciare completamente al passato o rinunciare completamente al
futuro.
Il finale pare atroce agli occhi del lettore ma, senza
scendere nei dettagli, ogni cosa ritorna al suo posto e asseconda quelli che
sono i disegni stabiliti ineluttabilmente da una forza superiore. L’apparente
quiete raggiunta viene però turbata dalla comparsa di un nuovo e misterioso personaggio
– un certo Marcus Mèvelo – che, sebbene appena accennato nelle ultime battute
del romanzo, diventa l’originale trait d’union con le vicende degli altri due
volumi della trilogia di cui Il cammino degli eletti – Decimus fa parte.
Dal punto di vista stilistico, il romanzo di Ilina Sancineti
si compone di una prosa semplice e fluida, mai retorica, a tratti carica della
giusta dose di pathos, ricca di similitudini e, soprattutto, colma di dotti
riferimenti letterari che il lettore più o meno esperto è in grado di cogliere,
in filigrana, tra le righe del testo.
È evidente il richiamo al grande romanzo Il nome della rosa (1980)
di Umberto Eco: gli elementi della biblioteca e dell’abbazia, che tanto peso
ebbero nell’opera dello scrittore piemontese, ritornano nel lavoro della
Sancineti e costituiscono i luoghi privilegiati per celare un secolare mistero,
ma si ammantano di ulteriore fascino grazie al tema della magia.
Palesi sono anche i rimandi alla scrittura di Valerio
Massimo Manfredi, con cui la Sancineti condivide il senso dell’avventura,
dell’enigma e della ricerca di arcane verità.
Inoltre, aleggiano tra le pagine elementi della tradizione
letteraria classica: l’episodio in cui Layamon riconosce padre Innocenzo dal
fatto che il vecchio religioso si ricordi di una sua antica cicatrice non può
non richiamare il passo omerico in cui l’anziana nutrice Euriclea individua Ulisse,
ritornato ad Itaca sotto le mentite spoglie di un mendicante, da una lacerazione
provocatagli anni addietro da un cinghiale.
In ultima analisi, Il cammino degli eletti - Decimus si
presenta come un romanzo affascinante e delicato allo stesso tempo, in cui i
vari temi si mescolano con armonia, consentendo al lettore di seguire senza
fatica i percorsi narrativi e di apprezzare splendidi quadretti paesaggistici o
delicati cammei sentimentali e permettendo di evadere mentalmente attraverso
gli scenari fantastici che solo la magia è in grado di assicurare.
Spezzano Albanese (Spixana), 14/VII/2019
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