di
Mario Gaudio
Trebisacce. Studi sul patrimonio artistico (secoli XV –
XVIII) è la prima pubblicazione del giovane e valente storico dell’arte
Ludovico Noia, emblema di chi, attraverso lo studio e la valorizzazione dei
legami con la propria terra e le tradizioni, non si arrende e, a differenza di
coloro che propongono soluzioni sbrigative ‒ quali il lasciar deperire antichi
affreschi sotto le infiltrazioni dell’umidità e la mannaia del disinteresse
(come nel caso della chiesa matrice di Spezzano Albanese) o il ricoprirli di un
umiliante strato di vernice bianca (come è accaduto ai dipinti della storica
chiesa dei cappuccini del comune abruzzese di Montorio) ‒, indaga il passato
per continuare a dar voce ad antiche opere capaci di trasmettere, oggi più che
mai, attualissimi insegnamenti.
Trebisacce.
Studi sul patrimonio artistico
(secoli XV-XVIII) di Ludovico Noia |
Noia, a partire da contributi precedenti di appassionati
studiosi (Ezio Aletti, padre Francesco Russo, Piero De Vita, i fratelli Leonardo
e Luigi Odoguardi) e sulla scia degli scritti e delle ipotesi di Giorgio Leone,
si abbandona ad un’attenta analisi delle opere scultoree custodite nell’antica
chiesa madre di Trebisacce che, scorrendo le pagine di questo libro, appare
simile ad uno scrigno in grado di racchiudere
una consistente parte delle bellezze artistiche della cittadina
dell’Alto Jonio.
L’autore, scrupoloso nell’utilizzo delle fonti e
appassionato di ricerca d’archivio, ricostruisce innanzitutto l’annosa
questione relativa alla datazione dell’edificio sacro, legata alla diversa e,
spesso maldestra, interpretazione di un’iscrizione - rinvenuta sul campanile -
che ha fatto oscillare la data di fondazione all’interno di un ventaglio di
possibilità comprese tra il 1004 e il 1544.
In seguito, Noia procede ad una attenta disamina delle
sculture presenti nella chiesa di san Nicola di Mira proponendo e argomentando,
documenti alla mano, attribuzioni e datazioni, soffermandosi in particolar modo
sull’operato della bottega dei Cerchiaro (intagliatori e scultori dell’area del
Pollino attivi dalla seconda metà del XVII secolo agli albori del XIX) e di
Agostino Pierri (artista di Lagonegro). A ciò si aggiunge l’analisi di opere
sostanzialmente inedite per la critica: una coppia di mostre di stipiti di
porta del XVIII secolo, un confessionale e una serie di elementi decorativi
floreali riemersi dopo i lavori conservativi del 2003.
Crocifisso rinvenuto nel 1994 durante i lavori di restauro della chiesa matrice di Trebisacce (prima metà del XV secolo) |
Non manca un interessante accenno alle vicende di restauro che
hanno riguardato l’edificio ecclesiastico nel 1994, episodio importante dal
punto di vista storico-artistico, dal momento che sono state rinvenute ventotto
fosse tombali con resti umani, la scultura rappresentante Sant’Antonio abate,
il simulacro di un santo monaco, il manichino della Madonna Addolorata e,
soprattutto, un pregevole Cristo che, adeguatamente ripulito e sistemato,
campeggia oggi trionfante sul muro dell’abside.
Noia sposta poi l’attenzione sulla pittura, esaminando una
tela raffigurante la Santissima Trinità realizzata da Francesco Antonio
Algaria, pittore cassanese poco conosciuto, autore di opere sparse in diverse
realtà della diocesi di Cassano allo Ionio e di un pregevole dipinto
rappresentante la Trinità con i santi Pietro e Paolo (firmato e datato 1769 ma,
stranamente, non schedato dalla Soprintendenza della Calabria) custodito,
dietro il coro ligneo, sulla parete absidale della chiesa matrice di Spezzano
Albanese.
Trebisacce. Studi sul patrimonio artistico (secoli XV –
XVIII) si presenta dunque come un testo di pregevole fattura, corredato da un
imponente apparato iconografico e contenente interessanti spunti di ricerca; il
tutto offerto in un linguaggio semplice e concreto, con i tecnicismi del caso,
ma scevro di pedanteria.
Chiesa matrice di san Nicola di Mira (Trebisacce - centro storico) |
Insomma, siamo dinanzi ad un libro che merita di essere
letto, risultato di impegno e passione di uno storico dell’arte che, come
auspicato, è riuscito a raggiungere quell’equilibrio tra emozioni e obiettività
scientifica, sopravvivendo allo sterile campanilismo e al querulo
sentimentalismo di tanta pseudocultura della nostra martoriata terra calabrese.
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