Visualizzazioni totali

giovedì 4 giugno 2020

"IL GRANDE GATSBY": UN ROMANZO DELL'ETÀ DEL JAZZ

di
Mario Gaudio

Long Island, 1922. Il giovane e rampante Jay Gatsby allieta centinaia di persone con sontuose feste capaci di attirare nel suo giardino una variegata umanità amante della vita e dei più stravaganti divertimenti. Lo stesso padrone di casa − elegante, ricco e misterioso − sembra godere di queste atmosfere che si consumano tra luminarie, note di jazz e il fruscio degli appariscenti abiti femminili. C’è, tuttavia, una ruga che offusca impercettibilmente la fronte serena del giovane milionario e ne condiziona l’esistenza. Si tratta di un antico e mai sopito amore conclusosi, cinque anni prima, a causa della sua non florida situazione economica.
Una volta ascesa con rapidità la scala sociale e conquistato un ragguardevole tenore di vita, il protagonista prova a far rivivere la passione per Daisy che, nel frattempo, si è congiunta in matrimonio con l’arrogante Tom Buchanan. Il tutto è favorito da Nick Carraway, unico amico di Gatsby e cugino della sua innamorata.
Nonostante ciò, il destino è in agguato e un incidente stradale, causato dalla donna, provoca la morte di Myrtle (amante di Tom) e innesca la vendetta del marito della defunta che culminerà con l’omicidio di Gatsby.
Insomma, Fitzgerald ci propone la più classica delle vicende umane, con l’utilizzo del sicuro binomio amore/morte, ma lo fa attribuendo al protagonista le caratteristiche di un’intera epoca storica.
Il grande Gatsby 
di Francis Scott Fitzgerald
Gatsby è, senza dubbio, il simbolo perfetto dei “ruggenti anni Venti”, figlio di giorni spensierati, resi tali dai soldi facili, dal progresso e dalla spericolata speculazione finanziaria.
L’autore americano mette in scena uno stile di vita destinato, ben presto, ad essere spazzato via da un brusco ritorno alla realtà: ricordiamo, per inciso, che Il grande Gatsby fu pubblicato nel 1925, esattamente quattro anni prima del tracollo economico noto come “crisi del ‘29” che pose fine alla superficialità della cosiddetta “età del jazz”.
A rendere ancora più dolorosi gli avvenimenti contribuisce la solitudine di Gatsby che, amato anfitrione da vivo, diviene scomoda amicizia da morto, al punto che i suoi funerali sono disertati dalla massa chiassosa e godereccia degli antichi ospiti.
Nonostante ciò, il giovane protagonista del romanzo emana un indiscutibile fascino da attribuire, senza esitazione, alla caparbietà con cui persegue il suo sogno. Sebbene spiantato e privo di mestiere, continua a coltivare la segreta passione amorosa al punto che, messosi in affari con il losco ebreo Meyer Wolfsheim, costruisce una personale fortuna basata sul contrabbando di alcol in piena età proibizionista.
Insomma, al di là degli innegabili meriti narrativi di Fitzgerald e del successo delle molteplici trasposizioni cinematografiche, Il grande Gatsby ammalia le nostre coscienze di lettori che, dinanzi alla determinazione di un tale personaggio e alla forza del sentimento, mostriamo sicura clemenza verso i suoi non proprio leciti guadagni.
In fondo, ognuno di noi è un piccolo Gatsby, sicuramente con meno dollari in tasca, ma con la consapevolezza che, durante le nostre giornate, «remiamo […] risospinti senza sosta nel passato» pur inseguendo chimere e sogni di futuro.

Nessun commento:

Posta un commento