di
Mario Gaudio
Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino è un romanzo scomodo,
inquietante sotto molti aspetti, ma capace, a distanza di anni, di far
interrogare e riflettere il lettore che vi si accosta senza pregiudizio e con adeguato
spirito critico.
Il libro nasce da un colloquio con Christiane Vera
Felscherinow, la protagonista delle vicende, la quale racconta realisticamente
la sua triste storia a due importanti giornalisti − Kai Hermann e Horst Rieck –
che, ben presto, smetteranno i panni degli intervistatori per vestire quelli, stretti
ma necessari, degli ascoltatori.
Le pagine scorrono con una certa rapidità, ma la bruttura e
il degrado di cui è intrisa l’esistenza di una tossicomane appena adolescente
inducono a lunghe e sofferte pause di riflessione.
Il tema centrale è ovviamente quello della droga, approdo
velenoso e illusorio di un’esistenza sventurata che inizia per la giovane
Christiane con l’incomprensione familiare e il disagio di un trasferimento.
Nella Berlino ovest di fine anni Settanta, la protagonista si ritrova a vivere
gli ultimi sprazzi d’infanzia tra i casermoni del quartiere popolare di
Gropiusstadt e a subire le angherie di un padre prima violento e poi totalmente
indifferente e anaffettivo, tipico esempio di fallimento di una figura
genitoriale incapace di instaurare un dialogo costruttivo e rinchiusa in un
mutismo orgoglioso e deleterio.
Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Christiane F. |
Dinanzi a questa squallida situazione quotidiana,
Christiane, benché tredicenne, non trova il coraggio e l’occasione di sfogare
la sua rabbia e rimane coinvolta in un circolo vizioso di amicizie che la
condurranno gradualmente alla degenerazione totale attraverso l’uso di sostanze
stupefacenti.
Ovviamente, una volta imboccato il mortifero tunnel dell’eroina,
la giovane è costretta a confrontarsi con un mondo − parallelo a quello
borghese − fatto di spaccio, furto e prostituzione con la costante ansia di
sfuggire alle retate della polizia e l’onnipresente pericolo dell’overdose.
Soltanto dopo numerosi e vani tentativi di
disintossicazione, falliti a causa di un ambiente sociale poco comprensivo e di
una scarsa conoscenza del problema della tossicodipendenza, Christiane
riuscirà, grazie alla caparbietà di sua madre, ad allontanarsi dal mondo della
droga e da una Berlino − divisa e imbruttita − capace di riempire il vuoto
delle coscienze soltanto attraverso gli illusori paradisi artificiali dello
sballo.
Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino narra vicende di vite
mancate e di esistenze stroncate negli aberranti cessi della metropolitana da
iniezioni fatali considerate l’unico antidoto contro i mostri di una realtà
divenuta troppo opprimente. Un libro dunque datato, ma estremamente attuale,
capace di dare un impulso nuovo alle coscienze ormai assuefatte davanti al
problema della droga non più considerata come distruttiva via di fuga per
giovani insoddisfatti ma diventata, nel contesto della nostra società
tecnocratica e globalizzata, vizio più o meno noto di calciatori strapagati,
vip e rampolli di storiche famiglie italiane.
12/08/2017
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