di
Mario Gaudio
Salvo Montalbano, figurato nell’immaginario collettivo con
il volto di Luca Zingaretti, affronta ne Il cane di terracotta un’indagine «[…]
in pantofole, in una casa d’altri tempi, davanti a una tazza di caffè».
Descritto in questi termini, il commissario nato dalla penna
di Andrea Camilleri potrebbe sembrare prossimo al pensionamento ma, in realtà,
l’ambientazione antiquata nasce dal fatto che il delitto sul quale lavorano le
sue formidabili meningi risale a ben cinquant’anni prima.
Dopo il ritrovamento di un arsenale all’interno di una
grotta ‒ usata in periodo di guerra a mo’ di deposito per il mercato nero ‒, in
una sorta di doppio fondo, vengono rinvenuti due cadaveri uniti in un abbraccio
eterno e disposti in maniera quasi rituale. Accanto ai corpi, a far da cornice
alla scena macabra e romantica ad un tempo, ci sono una ciotola contenente
delle monete, un “bummolo” (brocca di creta) e un cane di terracotta che
sembra vegliare sulla coppia.
Il cane di terracotta di Andrea Camilleri |
Montalbano, «affatato» da quella scoperta, raccoglie la
sfida di una vicenda che, sebbene non avrà conseguenze giuridiche, darà
soddisfazione ai suoi meccanismi investigativi e pace ai due poveri defunti.
Tra il «nirbuso» provocato dalla sua meteoropatia, le
pantagrueliche abbuffate di pesce presso l’osteria “San Calogero”, le
«sciarriate» con l’eterna fidanzata Livia e il ferimento al fianco durante un
attentato, il commissario si immerge in una truce storia di amore e violenza
consumatasi nel luglio del 1943, proprio nei giorni dello sbarco delle truppe
americane in Sicilia.
Facendosi strada tra gli annebbiati ricordi del preside
Burgio e consorte e le stramberie dello spretato e colto Alcide Maraventano,
Montalbano riuscirà a ricostruire le cause e le modalità dell’antico delitto,
dando nome e memoria ai cadaveri dei due giovanissimi amanti.
Camilleri, con consumata esperienza di regista e
sceneggiatore, imbastisce la narrazione a partire dal dramma La gente della
caverna di Taufik al-Hakim ‒ come candidamente avverte in una nota ‒, ma
costruisce il tutto tenendo conto della tradizione cristiana dei Sette
dormienti di Efeso e di una leggenda similare raccontata nel Corano.
Insomma, il compianto scrittore siciliano fa della sua opera
un punto di incontro tra Oriente e Occidente, richiamando con questo
atteggiamento un gigante della cultura sudamericana ‒ Jorge Luis Borges ‒ e
rendendo valido il concetto di letteratura come punto di convergenza e scambio
tra culture diverse.
Lo scrittore siciliano Andrea Camilleri (1925-2019) |
Del resto, tale operazione non poteva non avvenire in terra
sicula, crocevia, nel corso dei secoli, di diverse civiltà e popoli e spazio
aperto di convivenza tra la tradizione autoctona, quella del “continente” e quella
delle non lontane coste nordafricane.
In ultima analisi, sebbene il romanzo risalga al 1996, le
sue pagine ci offrono uno spaccato storico sui tempi difficili della guerra e,
soprattutto, un quadro di apertura e flessibilità culturale quanto mai
necessarie nella nostra confusa e superficiale epoca.
«Le affinità elettive erano un gioco rozzo a paro degli
insondabili giri del sangue, capace di dare peso, corpo, respiro alla memoria».
Montalbano docet!
Spezzano Albanese (Spixana), 18/V/2020
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